Page 27 - Guida Pompei 12 - Tracce di vita intorno al denaro
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ora del giorno. In questo locale troviamo riportati anche i prezzi richiesti per un
boccale, varianti a seconda della qualità del vino. Ad Ercolano, poi, un’insegna
di rivendita di vini recita Ad cucumas, ossia “Ai bricchi” e, al di sotto della raf
figurazione di quattro orciuoli che dovevano evidentemente contenere diverse
qualità di vino, compaiono i relativi prezzi, andando dal vino che costa 4 assi
al sestario, corrispondente a litri 0,545 fino a quello di due assi al sestario pas
sando per quello di tre assi al sestario e quello di due assi e due terzi al sestario. 3
Il vino, prodotto in vigneti impiantati addirittura all’interno delle mura, oltre che nei
campi esterni alla città che si arrampicavano fino alle pendici del Vesuvio, costituiva
la risorsa principe dell’economia pompeiana, e veniva anche esportato via mare,
come provano i rinvenimenti di anfore pompeiane nella Gallia Narbonense già in
età repubblicana e il cospicuo numero di anfore vinarie da trasporto vuote e pronte
per essere sigillate con la pece trovate nella cosiddetta Villa B di Oplontis. Un vitigno
aveva preso il nome proprio da una famiglia pompeiana degli Holconii, ma anche
il Surrentinum e il Vesuvinum possono essere annoverati tra i vini locali, che tuttavia
non riscuotevano il plauso dei buongustai. Plinio infatti dice che non reggeva ad un
invecchiamento superiore ai dieci anni, mentre un anonimo gourmet lascia graffito
su un muro un consiglio di tale tenore: “Viaggiatore, a Pompei goditi la fragranza del
pane, ma rimanda a quando sarai a Nocera la degustazione del vino”.
fiG. 14 - ercolano. iscrizione all’esterno di una taverna. © SSBAPES.
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