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Pompei 12 tracce di vita intorno al denaro

Tappa 9 - Casa del Menandro

CASA DEL MENANDRO. L'ingresso. ©SSBAPES

In una cassa di legno custodita nella cantina della casa del Menandro fu trovato un "tesoro" costituito da vasellame da tavola e utensili da toletta in argento, numerosi gioielli maschili e femminili e un cospicuo gruzzolo di monete.

Ricchezza in cassaforte

NAPOLI, MUSEO NAZIONALE ARCHEOLOGICO, MEDAGLIERE. Denario in argento di P. Crepusius, Zecca di Roma, 68 a.C. �SSBAPES.

NAPOLI, MUSEO NAZIONALE ARCHEOLOGICO, MEDAGLIERE. Denario in argento di P. Crepusius, Zecca di Roma, 68 a.C. ©SBAN.

D/ Busto drappeggiato di Diana a d., con arco e faretra sulla spalla; a d. GETA; a s. III VIR
R/ Cinghiale a d. colpito da una lancia e attaccato da un cane; in esergo C. HOSIDI
Inv. 1455504/20; g 2,95; mm 17

Commento

Questa grande dimora, che prende il nome da un affresco raffigurante il commediografo Menandro, appartenne molto probabilmente, a partire dalla tarda età repubblicana, alla famiglia dei Poppaei, sulla base del sigillo con il nome di Q. Poppaeus Eros ritrovato nell'alloggio del procurator.

Il nucleo originario subì nel corso di più di quattro secoli di vita varie trasformazioni; al primo impianto, ricadente nella parte settentrionale dell'insula, con pianta regolare costruita intorno all'atrio, venne annessa, la casa adiacente e, nel settore posteriore, il colonnato venne ampliato su tutti i lati, creando una casa con impianto aristocratico con doppio atrio e peristilio.

Successivamente, con l'acquisizione di alcune piccole case adiacenti, vennero apportati ulteriori ampliamenti: fu creato il quartiere termale con ingresso indipendente, il quartiere rustico con la stalla, le stanze per la servitù e l'alloggio del procurator, una piccola casa autonoma con atrio tuscanico.

Dopo il terremoto del 62 d.C. venne realizzato un piano superiore abitabile con ingresso indipendente e ulteriori lavori di ristrutturazione erano ancora in corso al momento dell'eruzione.

Numerosi i ritrovamenti venuti alla luce durante le varie fasi dello scavo del complesso, avvenuto tra il 1926 e il 1932 sotto la guida di Amedeo Maiuri; estremamente interessanti quelli monetali recuperati in ambienti diversi della casa, il più significativo e famoso è il "tesoro" custodito nella cantina in una cassa di legno contenente il ricco servizio di argenteria (108 pezzi), composto da vasellame per bere (argentum potorium), da tavola (argentum escarium) e da toeletta (argentum balneare), numerosi e pregiati gioielli sia maschili che femminili che erano riposti in un cofanetto di legno con guarnizioni in osso, e il gruzzolo di monete (13 aurei e 33 denari d'argento) del valore complessivo di 1432 sesterzi.

In altri ambienti della casa si rinvennero i corpi di alcune vittime, in gran parte adulti, forse i servi che abitavano il quartiere rustico che stavano tentando di raggiungere il piano superiore per fuggire attraverso i tetti; accanto ad essi si recuperarono quattro gruzzoletti costituiti da poche monete, il loro modesto peculio.

Un altro rinvenimento, invece, di particolare interesse è il gruzzolo composto da due aurei e novanta denari d'argento (equivalente a 560 sesterzi), forse custodito in una borsa di cuoio, recuperato in un cubicolo del quartiere servile accanto ai corpi di un adulto e di una giovanetta; il ritrovamento nell'ambiente di un sigillo bronzeo con il nome di Q. Poppeo Erote ha fatto ipotizzare che il gruzzolo appartenesse al procurator, l'amministratore dell'azienda domestica agricola e che gli occorresse per far fronte alle spese di gestione della casa e per i lavori di ristrutturazione in corso.

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In numerose abitazioni pompeiane sono stati recuperati, quasi sempre nell'atrio ma anche nel tablino e nel peristilio, ripostigli monetali, più o meno cospicui, custoditi in arcae di legno e bronzo, in armadi, in salvadanai o vasetti di terracotta.

Non sempre, tuttavia, come ci aspetteremmo, le case che per dimensioni, articolazione planimetrica e apparato decorativo dovevano appartenere al ceto più elevato hanno restituito rilevanti peculi; ciò trova giustificazione sia a causa della carente e disomogenea documentazione degli scavi più antichi ma soprattutto perchè molti patrimoni liquidi erano stati portati in salvo dai proprietari come dimostrano le casseforti trovate vuote in alcune ricche dimore, come per esempio nella Casa del Fauno, nella Casa dei Vettii o nella Casa dell'Efebo.

La grande dimora detta del Menandro invece era disabitata al momento dell'eruzione, essendo in corso lavori di ristrutturazione, pertanto i proprietari, appartenenti alla potente famiglia dei Poppaei, avevano riposto in un ambiente della cantina in una cassa di legno il "tesoro" di famiglia, lasciando all'amministratore dell'azienda domestica agricola il procurator Q. Poppeo Erote, che alloggiava nel quartiere rustico, il compito della gestione della casa e di sopraintendere allo svolgimento dei lavori.

Multimedia

Il documentario "Il tesoro della Casa del Menandro. Cronaca di una scoperta" (2017), curato da Serafina Pennestrì, con la partecipazione di Massimo Osanna (Direttore Generale della Soprintendenza di Pompei), Grete Stefani (Direttrice dell'Ufficio Scavi di Pompei), Antonio Varone (già Direttore dell'Ufficio Scavi di Pompei) e di Teresa Giove (responsabile del Medagliere del Museo Archeologico Nazionale di Napoli).

Guarda il documentario

Ubicazione del sito
Regio I Ins. 10 nr. 4

Ubicazione

Visibilitá

  • Casa del Menandroaccessibile
  • Cantinenon accessibile
  • MoneteMANN *

* Museo Archeologico Nazionale di Napoli

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